L’esperienza di vita sulla terra non basta per imparare come funziona l’apprendimento umano. Per tale motivo Marvin Minsky si è spostato oltre gli orizzonti dell’orbita terrestre per scoprire come funzionano i meccanismi che consentono di risolvere problemi complessi, necessari allo sviluppo di intelligenze artificiali
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Quando Marvin Minsky era insegnante all’università, un giorno si avvicinò ad uno studente, tale Gerald Jay Sussman – e gli chiese cosa stesse facendo. Il ragazzo rispose che stava facendo apprendere ad una rete neurale connessioni casuali per giocare a tris. Allora Minsky gli chiese: “Perchè la rete ha connessioni casuali?”. «Voglio che non abbia alcun preconcetto su come giocare», rispose lo studente. Minsky allora chiuse gli occhi. «Perché chiudi gli occhi?» chiese il ragazzo al suo professore. «Perché la stanza sia vuota.» In quell’istante, il ragazzo fu illuminato. «Ciò che realmente dissi – precisò Minsky – fu: “se fai le connessioni casualmente, (la rete neurale ndr) avrà ancora preconcetti su come giocare. Solo che non saprai quali sono.”»
L’apprendimento computazionale per esplorare lo spazio
Marvin Minsky è stato uno scienziato e matematico statunitense che visse, nel pieno della sua carriera professionale, il passaggio cruciale dall’epoca analogica a quella digitale nel mondo informatico. Ciò si tradusse in una visione inedita, e per alcuni versi che richiama tematiche e ispirazioni fantascientifiche – dell’intelligenza artificiale e delle discipline fino ad allora utilizzate per comprenderne meccanismi di base e previsioni di sviluppo. Conseguita la laurea in matematica nel 1950 e un dottorato a Princeton nel 1954, già negli anni dell’università Minsky costruì la prima macchina di apprendimento casuale a rete elettronica, lo SNARC.
Quando molte funzionalità interagiscono in modo che non possiamo vedere cosa “causa” le cose, è allora che chiamiamo un problema “difficile!” Quindi, per quanto posso vedere, c’è solo un modo per procedere: ridurre quella complessità “pensando“. Per affrontare qualcosa di complicato, bisogna trovare un modo per descriverlo in termini di sottostrutture all’interno delle quali gli effetti delle azioni tendono a localizzarsi
Marvin Minsky
Lo studio sulle reti neurali artificiali, o come era più usuale dire negli anni ’50 – elettroniche – fu uno dei campi di approfondimento che portò Minsky al di fuori di quello che poteva essere un contesto puramente tecnologico e funzionale. Con le sue teorie sulla psicologia cognitiva e su quelle già impostate da Alan Turing anni prima sulle reti neurali artificiali, il matematico statunitense nato a New York nel 1927, diede un apporto consistente allo studio della descrizione grafica simbolica, della semantica computazionale e dell’apprendimento simbolico e connettivo. Proprio nello studio di linguaggi nuovi è incentrato lo sviluppo e la ricerca di tecnologie avanzate per esplorare lo spazio e fornire strumenti per comprendere, attraverso simbolismi e connessioni ancora sconosciute, l’universo.
L’evoluzione della mente nei libri visionari di Marvin Minsky
Nel suo libro The Emotion Machine, in cui emerge la vena visionaria di Minsky, il matematico offre ai lettori un modello nuovo di interpretazione della mente umana e di come, inaspettatamente, emozioni, intuizioni e sentimenti non siano elementi così distinti tra loro ma semplicemente diversi modi di pensare. A tal proposito Minsky spiega come la nostra mente si evolva – e si possa essere evoluta nel tempo – da tipi di pensiero semplici e istintivi a forme di più complesse di ragionamento. Questo concetto è dunque alla base del processo graduale di apprendimento delle intelligenze artificiali – che – ribadisce Minsky – non solo possono aiutarci nel ragionamento pensando come noi – ma possiedono il potenziale di essere coscienti come noi.
Scienza e fantascienza, non nettamente divise tra loro ma legate dal filo della mente visionaria di Marvin Minsky – sono protagoniste anche nella stesura di altri libri – come The Turing Option – nel quale affronta insieme al co-autore Harry Harrison, il tema delle possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale in un futuro non troppo lontano. The Turing Option, un classico per gli amanti del genere sci-fi thriller, narra la storia di un mondo dove le principali autorità mondiali vengono colpite da atti terroristici ed è compito di un brillante chirurgo ricostruire il cervello di uno scienziato attingendo dalla ricerca e dai studi in cui esso è stato pionere.
Comunicazione con Intelligenze Aliene: il trattato di Minsky sullo sviluppo di intelligenze para-umane
Insieme a John McCarty fonda un progetto sull’intelligenza artificiale negli anni ’50 al MIT, oggi conosciuto come MIT Computer Science & Artificial Intelligence Lab. La “The Society of Mind”, che mette insieme le discipline della psicologia evolutiva e l’esperienza dei due scienziati sull’intelligenza artificiale, produce teorie che verranno pubblicate in diversi scritti tra gli anni ’70 e ’80. La complessità della mente è tale anche a quella che affrontiamo quando ci troviamo di fronte a problemi complessi, dei quali non riusciamo a trovare una soluzione. In uno dei trattati di Minsky Communication with Alien Intelligence, del quale riportiamo alcuni passaggi, Minsky infatti afferma che dire che “Y è successo a causa di x” è, in effetti, dire che x è una caratteristica con qualche distinzione riguardo alla previsione di quali azioni possono portare a Y. Per imparare a controllare l’ambiente, un animale ottiene un risultato superiore trovando le ” cause” – frammenti di previsioni – migliori del caso. Ma tali previsioni sono computazionalmente irrealizzabili quando troppi piccoli effetti “si sommano” per causare i cambiamenti che percepiamo, perché il numero di combinazioni di cui tenere traccia cresce esponenzialmente con il numero di caratteristiche.
Non vedo alcun modo per dimostrare che tutti i risolutori di problemi intelligenti, per quanto alieni, debbano usare questo stesso principio. Ma finché non troviamo un’altra idea di potere comparabile – e nessuna sembra apparire all’orizzonte – questa sembra sia così semplice e così potente che è difficile immaginare come l’intelligenza si evolva senza scoprirla e usarla.
Marvin Minsky
Quando molte funzionalità interagiscono – continua così il ragionamento di Minsky – in modo che non possiamo vedere cosa “causa” le cose, è allora che chiamiamo un problema “difficile!” Quindi, per quanto posso vedere, c’è solo un modo per procedere: ridurre quella complessità “pensando“. Per affrontare qualcosa di complicato, bisogna trovare un modo per descriverlo in termini di sottostrutture all’interno delle quali gli effetti delle azioni tendono a localizzarsi.
L’introduzione alle teoria General Problem Solver di Herbert A. Simon
La tesi del trattato continua asserendo che “Un problema sembra difficile quando non è ovvio cosa fare! Il modo più generale che conosciamo per risolvere i problemi è impostare un sistema che abbia un senso di “progresso verso un obiettivo”. Il testo continua poi in questo modo, citando le scoperte di Newell ed Herbert A. Simon: “Alla fine degli anni ’50, Allan Newell e Herbert A. Simon elaborarono una teoria di ciò che chiamarono “General Problem Solver“, su come raggiungere un obiettivo “facendo progressi”, trovando azioni che possono sostituire ogni problema che è una “difficoltà di alto livello” da altri problemi che hanno ciascuno difficoltà di livello inferiore. Non vedo alcun modo per dimostrare che tutti i risolutori di problemi intelligenti, per quanto alieni, debbano usare questo stesso principio. Ma finché non troviamo un’altra idea di potere comparabile – e nessuna sembra apparire all’orizzonte – questa sembra sia così semplice e così potente che è difficile immaginare come l’intelligenza si evolva senza scoprirla e usarla.
Inventore creativo ed eclettico: la carriera straordinaria di Marvin Minsky
Minsky è stato il creatore di diversi brevetti tra i quali il primo display grafico da indossare – nel 1963 – il microscopio a scansione confocale e la prima versione del linguaggio di programmazione Logo. Membro di molte associazioni di divulgazione culturale e ricerca scientifica, tra le quali la National Academy of Engineering e la Walt Disney Research and Development, è stato presidente della American Association for Artificial Intelligence tra il 1981 e il 1982. Marvin Lee Minsky si è spento nel 2016 all’età di 88 anni a Boston. Più di 30 anni prima, come consulente nella produzione del film “2001 Odissea nello Spazio”, Minsky aveva mostrato come le reti neurali potessero essere generate automaticamente – o autoreplicate – in accordo con un qualsiasi arbitrario programma di apprendimento. “Cervelli artificiali potrebbero venire fatti evolvere con un processo strettamente analogo allo sviluppo di un cervello umano. ” – specifica Minsky -“In ogni caso dato” – i dettagli precisi non si sarebbero mai conosciuti, e anche se lo fossero, sarebbero milioni di volte troppo complessi per la comprensione umana.»
Author: Claudia Sistelli
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