Il linguaggio naturale è stato studiato da diverse prospettive nei decenni passati. Una di queste è quella rispondente alla Teoria della Dipendenza Concettuale, indagata e introdotta da Roger Schank alla fine degli anni ‘60
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La Teoria della dipendenza concettuale viene utilizzata nei sistemi di intelligenza artificiale ed ha origini ben lontane dagli ultimi decenni, che hanno visto le tecnologie AI svilupparsi in modo così intensivo.
“Due frasi anche non identiche nella sintassi ma uguali nel significato avrebbero dovuto avere una rappresentazione univoca”
Roger Schanck e la Teoria della Dipendenza Concettuale
Nel 1969 Roger Schank, della Stanford University, introdusse, influenzato anche dal lavoro di Sidney Lamb, un modello per rappresentare il tipo di conoscenza a input, alla base del linguaggio naturale. Applicatori del progetto di Schank furono inoltre Robert Wilensky, Wendy Lehnert e la scienziata cognitiva Janet Lolodner. Tale processo si contestualizzò nella Teoria della Dipendenza Concettuale.
Rendere indipendente il significato dalle parole utilizzate per dare degli input era l’obiettivo della teoria della dipendenza concettuale. Ciò voleva dire, in conclusione, che due frasi anche non identiche nella sintassi ma uguali nel significato avrebbero dovuto avere una rappresentazione univoca. Per raggiungere determinate rappresentazioni si utilizzano dei token di base, come oggetti del mondo reale, azioni, frequenza degli stessi e luoghi.
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Author: Claudia Sistelli
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