La sua visione ha permesso di trascendere la mera codifica binaria, introducendo concetti che hanno reso la programmazione accessibile a un pubblico più ampio e facilitando l’interazione uomo-macchina
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Grace Brewster Hopper: dalle origini alla carica in Marina
La sua brillante carriera, culminata nel grado di Contrammiraglio, è iniziata ben prima del suo coinvolgimento diretto con l’informatica, delineando una traiettoria intellettuale che avrebbe ridefinito il campo della computazione. Inizialmente, la sua formazione accademica la vide eccellere in matematica e fisica, conseguendo un dottorato di ricerca in matematica all’Università di Yale, ponendo le basi per la sua rigorosa metodologia scientifica. Tale preparazione le fornì gli strumenti analitici essenziali per affrontare le complesse sfide computazionali che avrebbe incontrato in seguito. Sebbene la figura di Ada Lovelace sia spesso riconosciuta come la prima programmatrice per aver sviluppato algoritmi per la macchina analitica di Charles Babbage, il lavoro di Hopper si distinse per l’implementazione pratica di questi concetti in sistemi operativi reali, spingendo oltre i confini della teoria e verso l’applicazione concreta che avrebbe definito l’era digitale. Il suo passaggio dalla pura ricerca accademica all’applicazione pratica nel contesto militare, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu un catalizzatore che la portò a lavorare sui primi calcolatori digitali, consolidando la sua reputazione come innovatrice.
“La sua influenza fu determinante nel promuovere un linguaggio che riducesse la barriera d’ingresso per i programmatori non specialisti, favorendo l’ampia adozione dei computer in contesti aziendali e governativi.”
Formazione e primi Incarichi
La sua esperienza presso il Bureau of Ordinance Computation Project dell’Università di Harvard, dove lavorò sul calcolatore elettromeccanico Mark I, rappresentò il primo contatto con il mondo emergente dei computer, applicando le sue competenze matematiche alla risoluzione di problemi balistici per la Marina degli Stati Uniti. Fu in questo contesto che Hopper sviluppò un’intuizione profonda sulle potenzialità e le limitazioni dei nascenti sistemi computazionali, iniziando a concepire metodi per semplificare l’interazione uomo-macchina che andassero oltre la programmazione in codice macchina. Questa fase fu cruciale per la sua comprensione delle necessità operative e della difficoltà di programmare direttamente in linguaggio binario, spingendola a ricercare soluzioni che potessero astrarre la complessità hardware.
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Fu proprio attraverso l’analisi delle inefficienze nel processo di codifica per il Mark I che Hopper iniziò a formulare l’idea di un linguaggio di programmazione più intuitivo, che avrebbe potuto tradurre istruzioni in inglese in codice macchina. Questo approccio rivoluzionario mirava a democratizzare l’accesso ai computer, rendendoli strumenti più versatili e accessibili a specialisti non informatici. Tale visione avrebbe successivamente influenzato lo sviluppo di linguaggi di alto livello, facilitando una più ampia adozione dei computer in ambito scientifico e commerciale. In questo contesto, il suo lavoro anticipò la necessità di un‘interfaccia più user-friendly che avrebbe permesso a un pubblico più ampio di sfruttare la potenza computazionale.
Dalle macchine ai linguaggi: la nascita del compilatore
La sua innovativa concezione di un compilatore rappresentò una svolta epocale, permettendo ai programmatori di scrivere istruzioni in un linguaggio simbolico di più alto livello, comprensibile agli umani, che il compilatore avrebbe poi tradotto automaticamente in codice macchina eseguibile. Tale intuizione fu fondamentale per superare le limitazioni imposte dalla programmazione in linguaggio assembly o binario, accelerando drasticamente i tempi di sviluppo e riducendo gli errori. Il compilatore, pertanto – agisce come un traduttore essenziale – convertendo il codice sorgente scritto in un linguaggio di alto livello nel codice oggetto comprensibile dalla macchina, un processo che si articola in diverse fasi distinte. L’architettura, che include l’analisi lessicale, sintattica e semantica, seguita dalla generazione e ottimizzazione del codice, è fondamentale per la creazione di software efficiente e affidabile. Questo processo di traduzione da un linguaggio sorgente a un linguaggio target è svolto da un compilatore, uno strumento software che facilita la gestione e la rilevazione degli errori nel codice, aspetti cruciali per i programmatori. La sua invenzione non solo accelerò il processo di programmazione ma rese anche possibile la portabilità del software tra diverse piattaforme hardware, un concetto rivoluzionario per l’epoca. Tale portabilità e l’astrazione dal codice macchina hanno costituito un passo cruciale verso lo sviluppo di linguaggi di programmazione moderni, come Python o C++, che permettono ai programmatori di concentrarsi sulla logica del problema piuttosto che sulle specificità hardware.
“Sebbene nuovi linguaggi emergano costantemente, COBOL rimane la spina dorsale di numerosi sistemi finanziari, scientifici e ingegneristici, spesso definiti “legacy software”.”
A-0 System: Il primo compilatore
Il compilatore iniziale fu progettato per automatizzare la sequenza di operazioni eseguite da un computer, un processo che prima richiedeva una programmazione manuale dettagliata. Tale sistema permise di richiamare sottoprogrammi da una libreria con un numero di identificazione, eliminando la necessità di riscrivere intere sezioni di codice per ogni nuova applicazione. La metodologia intrinseca di A-0 pose le fondamenta per l’adozione di un approccio modulare e riutilizzabile alla programmazione, facilitando lo sviluppo di software complessi attraverso l’assemblaggio di componenti preesistenti. Questo progresso fu un precursore fondamentale per i moderni ambienti di sviluppo integrato e le librerie software, che continuano a sfruttare il principio della modularità per ottimizzare l’efficienza e la scalabilità dello sviluppo software.
Business Language Coding: il COBOL e la sua eredità
Il COBOL, un linguaggio di programmazione orientato al business, rappresentò l’apice della visione di Hopper di un linguaggio comprensibile e accessibile, progettato specificamente per l’elaborazione dei dati commerciali. La sua concezione mirava a superare le barriere tecniche, consentendo a professionisti non informatici di interagire con i sistemi di calcolo attraverso comandi simili alla lingua inglese, un’innovazione radicale per l’epoca che facilitò l’adozione diffusa dei computer nelle imprese. Questo linguaggio, sviluppato sotto la sua guida, enfatizzava la leggibilità e l’auto-documentazione, aspetti cruciali per la manutenzione a lungo termine e l’interoperabilità dei sistemi aziendali. La standardizzazione di un tale linguaggio fu un processo complesso, richiedendo una vasta collaborazione tra governo e industria per definire una sintassi e una semantica comuni che potessero essere universalmente adottate. Ciò ha permesso al COBOL di diventare un pilastro per l’elaborazione dei dati commerciali su mainframe, gestendo operazioni critiche che vanno dalla contabilità alla gestione delle scorte.
Il ruolo di Hopper nello sviluppo del COBOL
Grace Hopper giocò un ruolo cruciale nella definizione e nell’implementazione di COBOL, non solo come membro chiave del comitato CODASYL che ne formulò gli standard, ma anche attraverso la sua incrollabile convinzione nella necessità di un linguaggio orientato al business con una sintassi simile all’inglese. La sua influenza fu determinante nel promuovere un linguaggio che riducesse la barriera d’ingresso per i programmatori non specialisti, favorendo l’ampia adozione dei computer in contesti aziendali e governativi. Questa visione si concretizzò in un linguaggio che, pur essendo considerato datato, continua a essere fondamentale per sistemi legacy in settori come la finanza e le amministrazioni pubbliche, dimostrando la resilienza del suo design originale. Infatti, sebbene nuovi linguaggi emergano costantemente, COBOL rimane la spina dorsale di numerosi sistemi finanziari, scientifici e ingegneristici, spesso definiti “legacy software”.
La sua pervasività è tale che, nonostante l’avanzamento tecnologico e l’emergere di nuovi paradigmi di programmazione, il COBOL continua a elaborare trilioni di transazioni quotidiane, evidenziando la sua robustezza e affidabilità. Il linguaggio COBOL ha costituito la base per i moderni sistemi bancari, consentendo l’automazione di processi ad alto volume transazionale e supportando lo sviluppo di servizi innovativi come i trasferimenti elettronici di fondi.
L’eredità di Grace Hopper
La persistenza di Grace Hopper nel modernizzare i sistemi ha spinto molte organizzazioni a considerare l’aggiornamento o la migrazione di queste applicazioni vitali verso nuove piattaforme o linguaggi. La transizione da sistemi mainframe basati su COBOL a infrastrutture più agili presenta notevoli benefici in termini di costi e flessibilità, sebbene comporti anche sfide significative legate alla conversione e alla compatibilità. Infatti, nonostante l’affidabilità dimostrata del COBOL, la modernizzazione è spesso imperativa per migliorare la scalabilità, ridurre i costi operativi e mitigare la carenza di specialisti qualificati. Tuttavia, l’integrazione di interfacce di programmazione delle applicazioni con sistemi mainframe esistenti e un approccio più cauto, consente di modernizzare senza la necessità di sostituire completamente le infrastrutture legacy.
Oltre il Codice, un simbolo di innovazione
La sua visione lungimirante non si limitò alla creazione di strumenti pratici, ma abbracciò la profonda comprensione del potenziale dei computer come facilitatori della comunicazione umana e dell’innovazione. Questo approccio olistico all’informatica ha lasciato un’impronta indelebile, plasmando non solo lo sviluppo tecnologico ma anche il modo in cui le organizzazioni percepiscono e utilizzano i sistemi informativi per affrontare sfide complesse e trasformare il business. L’introduzione del COBOL ha dimostrato come un linguaggio di programmazione ben progettato possa superare le barriere tecniche e promuovere l’adozione diffusa della tecnologia informatica, specialmente in ambiti non strettamente scientifici. In tale contesto, il COBOL, pur essendo stato concepito in un’era dominata dai mainframe, continua a svolgere un ruolo cruciale, con una quota significativa delle transazioni finanziarie globali ancora elaborate su tali sistemi. La modernizzazione di questi sistemi legacy, spesso basati su mainframe, è diventata una priorità strategica per molte aziende che mirano a migliorare l’efficienza operativa e a ridurre i costi. In questo scenario, tecnologie avanzate come i Large Language Models stanno emergendo come strumenti promettenti per facilitare la modernizzazione dei mainframe e la trasformazione del codice COBOL in linguaggi più contemporanei come Java.
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