Le soft skills sono la chiave per bilanciare l’avanzamento della AI negli ambienti di lavoro. Una è la creatività, qualità tra le più riconosciute anche in ambito IT. Developer e Science Analyst dovranno quindi possedere la capacità di interagire con le macchine generando conoscenza “anticonvenzionale.”
Le soft skills come arma per bilanciare l’avvento dell’intelligenza Artificiale
Il futuro dell’Information Technology brilla per creatività, quella che occorre per superare il divario tra uomo e macchina, che negli anni a venire sarà sempre più labile. Che le soft skills avrebbero fatto da cuscinetto per ammortizzare l’introduzione della AI non è mistero. Creatività, collaborazione e persuasione sono tra le qualità più gettonate dalle aziende su Linkedin nel 2019, come dichiara Paul Petrone nel suo articolo. Le soft skills: ovvero quelle qualità che si contrappongono alle hard skills e comprendono attitudini che possono essere conquistate soprattutto con la pratica, meno con gli attestati.
“Potenziare le soft skills è il miglior investimento che puoi fare nella tua carriera” – suggerisce Paul Petrone – perchè non andranno mai fuori moda”. Al contrario può accadere che le hard skills nel corso dell’evoluzione delle professionalità possano cambiare, retrocedere o addirittura sparire. Anche a chi pensa che l’Intelligenza Artificiale potrà “rubare” il lavoro a molte persone nel prossimo futuro, Paul Petrone dà uno spunto per riflettere, affermando che l’avvento della AI ha aumentato in modo esponenziale la rilevanza delle soft skills, poichè esse sono esattamente la tipologia di skills che non possono essere automatizzate.
Essere creativi aumenta la propria appetibilità nel mercato delle competenze IT
Al primo posto della lista delle soft skills più richieste dalle aziende c’è la creatività, intesa come capacità di generare idee nelle miglior modo e quantità possibile. La creatività è un’attitudine che può essere coltivata nel tempo, tuttavia è una delle soft skills che può definirsi, più delle altre, un talento naturale, che buona parte del suo manifestarsi deve a una predisposizione di chi la possiede.
“Technology has swallowed art, and so is art gone now?” (la tecnologia ha ingerito l’arte. Dunque l’arte non c’è più?”).
Stewart Brand, 1993, “Creating Creating,” Wired
Nei mestieri IT come il developer o il data analyst essere creativi può fare la differenza, come del resto in ogni mestiere dove inventare qualcosa di nuovo per risolvere un problema o sopperire ad una necessità può essere determinante per raggiungere il successo.
Il processo di astrazione che porta alla creazione di nuovi percorsi e strade non convenzionali nel ramo dell’Information Technology è stato battuto già da tempo.
La creatività, intesa come atto di colui che genera dal nulla, è legata da sempre alla figura dell’artista. Con l’avvento della tecnologia informatica si è dovuto ridisegnare il ruolo della creatività, dandone un’implicazione che si arricchiva di una modalità di rapportarsi alla realtà filtrata da un calcolatore.
La tecnologia e il processo creativo. Un legame utile a scoprire soluzioni inaspettate
La ricerca che riguarda la scienza computazionale (Computing Science Research) ha imparato a utilizzare un meccanismo di apprendimento che è proprio dell’artista. Si tratta di un processo di risoluzione che si serve di parametri basati non su semplici domande del tipo “come posso fare questa cosa”, ma piuttosto sul capire quali implicazioni sociali e culturali sono coinvolte nella creazione di una nuova soluzione. L’argomento è stato ampiamente trattato nel testo Beyond Productivity: Information Technology, Innovation, and Creativity (2003) pubblicato dalla National Academy of Science, Engineering and Medicine.
Questa tipologia di approccio chiamato information art mira a riconcepire la tecnologia, implementandola di nuove prospettive. Non a caso, in settori specifici della ricerca in ambito della scienza computazionale, come quello che studia il rapporto uomo-macchina (intelligenza artificiale, per esempio), questo approccio è stato molto utile per la formulazione di tecnologie innovative.
Negli anni ‘90, Stewart Brand si chiedeva “Technology has swallowed art, and so is art gone now?” (la tecnologia ha ingerito l’arte. Dunque l’arte non c’è più?”). Ebbene l’arte, come era noto già da tempo, aveva semplicemente subito un processo di trasformazione, parte del quale è stato possibile proprio grazie alla tecnologia.
Concepire delle outsider ideas non è semplice, ma è essenziale esercitarsi per sviluppare la creatività in modo efficace. Esistono dei corsi anche per allenare questa attitudine naturale, tuttavia la creatività ha bisogno di un tempo “finestra” tra la sua assimilazione e la sua applicazione nella pratica, che richiede in genere più energie rispetto ad altre soft skills. Per questo va stimolata il prima possibile accompagnandola ad altre competenze di tipo tecnico, se si vogliono ottenere risultati tangibili. Del resto La STEAM, acronimo di (Science, Technology, Engineering, Arts e Mathematics) l’evoluzione delle competenze che richiede il 21° secolo, delinea un ruolo ben preciso e inedito della creatività nella scienza, prospettando scenari in cui ciascuna avrà un peso significativo nella concezione dell’altra.
Author: Claudia Sistelli
© Riproduzione Riservata